A TEATRO
se decanta,
in preludio sul proscenio,
il tirodifune che declina
il mio respiro al tuo,
è doglia
il tramezzo che mi inghiotto e la scrittura
è somministrazione dell’illecito,
è dramma
al debutto isterico di piazza
ma mi piace e quindi
lascio fare
tra appendici liscio cicatrici,
il mio malgrado,
tra gomiti di spazio mi trattengo
con il latte stanco di un teatro,
dove il dialetto mastica l’osceno
e le acqueforti,
la collazione dei lamenti che ti ringhio
alla chiusura del sipario
nell’andatura unita di un applauso
(A M.)