ERBA
L'immagine è di Robert Laliberté
Ti riconosci cucciolo d’uomo? Amante di un filo d’erba nel vento?
Quando ti accucci al tappeto e respiri l’odore che lascio. Segui il rumore dei tacchi mentre cammino.
Con le tue mani a ricalcarmi le orme. Le ombre che semino, sotto i lampioni per strada.
Con te che mi segui. Mi scodinzoli dietro.
Finché alla fine ti perdi. Non ritrovi più il senso.
La scia del profumo che spargo. La traccia a cui sperdo la rotta.
Ad un angolo.
Dove io giro, e tu più non mi riconosci nel buio. Se mi stanco della tua faccia.
Da putto -
- puttana.
Attaccata alla gonna. Mentre ti tira e mi tira a non dirlo.
E sì, che mi accorgo del pianto. Se poi sola proseguo lasciandoti indietro.
A fiutare l’odore del muschio, tra le fratte del prato. Lì, dove ti porto a giocare.
Dove tu conti l’attesa, i tuoi passi e i minuti a scaderti in ginocchio.
Per terra.
Cercando un indizio, che ti dica sì adesso, sì ora è il momento. Ora tento, ora entro. Ora scavo una buca con le dita sul fondo dell’erba.
Ad occhi chiusi, senza sapere se sento. Ché non devi, a ragione, e si sa.
Lo sai.
Tu puoi solo abbassare la testa. Puoi solo annusare la foglia che luccica.
Sentirne l’aroma, l’intenso e il bagnato proprio sotto il tuo naso.
Al palato.
Lì, ove il piscio di gatta, ti cerca. Ti impregna e ti sale la lingua.
Ti sgocciola.
Regalandomi incanto.
(a fabri)