13 gennaio 2006

PIUME AZZURRE




Il desiderio ha strane forme a volte.

Lo stupore è fuoco alla passione in modo incontrollabile.

Siamo l’una di fronte all’altra. Così simili. Eppure così diverse.

Due corpi affusolati dentro una pelle bianca. Quasi nude.

Rimaniamo a guardarci mentre la musica asseconda i gemiti.

Il suo collo è un boa di piume azzurre. Lunghissimo.

Arriva a sfiorarmi le gambe.

Ad addolcirle il viso una parrucca bionda.

Gli occhi fissi. Di puro vetro e rimmel.

La pelle liscissima sul volto.

Pelle di pupa.

Puttana in fin dei conti.

Una Drag dai tacchi troppo alti. Una vertigine di stivali in cui mi perdo nel guardarla.

Mi avvicino. Il suo profumo mi apre al gusto.

Confusa e senza scopo, guardo le sue labbra grandi.

Fragole. La sua lingua che ripassa e lucida.

Veloce sulla bocca.

La sua.

All’improvviso, la mia.

Ed io che non respiro, la ingoio.

Sorride.

Una risata e getta la testa indietro.

Mi piace il gesto. E’ intenso.

Mi caccio la lingua fuori. Tutta. Ripasso la sua stessa scia.

La sua saliva.

Lo rifaccio. Ancora. E di nuovo. Lentamente.

Intorno la musica e dentro…

… sale il ritmo.

La sorpresa è una corrente difficile da gestire. Te la ritrovi addosso.

Non puoi che viverla.

Lei. I suoi occhi. Un cristallo. Mi fruga il ventre.

Io la lascio fare.

Incredula.

La risposta che arriva è sensazione e vita.

La superiorità lei la sbatte in faccia.

Annoiata, si allontana. Mi brucia.

Con la distanza.

Io resisto la ignoro poi la penso la cerco.

Io guardo il boa, a terra. La coda. Le piume le raccolgo.

Prendo a sfiorarmi il collo.

Il suo sguardo allora torna. Di nuovo mi monta in grembo.

Mi si ficca in gola.

Le mani la lingua solo un impaccio adesso.

Senza parole.

Io titillo le sue piume.

Morbide.

Pelle di donna. Di fata azzurra.

Un riflesso dei suoi occhi.

Uno strattone e và. Tira e il boa scivola via.

Il cuore corre sulle note.

Sulla notte.

Le mie dita si serrano ora strette.

Sulla coda tesa a fune. Ad unire.

A separare.

Come un fiume azzurro.

“Sei bellissima”, dico.

Il suo sguardo quindi scende.

Il mio corpo attira, dolcemente, mentre la coda azzurra indugia. La mia presa è salda questa volta.

Le vado contro.

Le gambe languide. Il sorriso.

Un bicchiere. Rhum e coca e struscio. La gamba nuda. La pelle sua.

Le unghie mie.

Un brivido.

In entrambe affonda.

Il desiderio ha strane forme a volte.

Il suo collo mentre piega.

Io che reclino un poco.

L’urto muto delle labbra è un’eco. Si ripete a ruota.

Mi lecca. La mordo. La lecco. Mi morde.

Le lingue serpenti.

Onde rosa. Un’onda il boa che mi risale ai fianchi.

Le piume azzurre.

Le cascate tra le gambe.





(Ad Ana)