La Sinèddoche Nascosta
E’ sottosotto che mi tieni
così fin sottopelle,
di nervi tesi a scatto
che allungano le gambe
strade nude,
troppo sole a passo corto.
Di rosso di traverso
tra morsi e baci niente
scolorami la bocca
sanguigna sanguisuga
sopra al mento,
e ritracciami la pelle
lungo il bordo,
fammi inerme a tuo disegno,
in appartenenza muta
ad uno sguardo,
come paura per l’ignoto
che allontana
inquieto l’animo
ma l'attira
in esacerbato desiderio.
E’ pianopiano che mi stremi
così sul pianoletto,
di mani lese a patto
che accolgono le voglie
falci lerce,
troppo torve a lingua raspa.
Vuota di certezze
ricolmami la mente
agli angoli remoti di coscienza,
come specchio riscoperto
fammi opera riflessa
al tuo pensiero,
preparazione accorta di cesello,
e raggirami nel mentre
ad un impulso,
tra le placide maniere
che non svelano per niente
ma stringono alla gola se mi sfiori,
artifici
d’onde anomale ai tuoi palpiti,
la sinèddoche nascosta
dei tuoi gesti.
(A Michael)