16 maggio 2006

Estremità



Le mie estremità ho scoperto, sono infinite, ogni volta che le inseguo, le ritrovo un po’più avanti.

Lui tocca in me nuovi angoli, nuovi muri, li abbatte e mi conduce a un nuovo limite. Distante. Lontano.

Ignoto.

Ogni volta che rientra, io mi apro ed ogni dolore cessa.

La mia sofferenza è libertà.

Libertà di essere folle, di sentire l’armonia dell’universo.

Lui perfora ogni mia ferma autodifesa e la mia armatura è carne che si smonta. Io resta priva di ogni solida giuntura, sono una bambola di Bellmer.

E Pirandello mi direbbe: osa, ora perdi la tua maschera.

Io sono nuda. La paura della morte e dell’amore per un attimo infinito, ogni volta, coincidono. Io tocco l’immortalità con Lui.

Imparo che ogni tempo, la verità su ogni tempo, è quell’attimo in cui Lui mi entra dentro ed io muoio. La resistenza alla pressione cede, cambia angolazione ripetutamente quando preme, finché io non mi espando e Lui mi trova il fondo.

Esplorazione peristaltica che va giù, diretta verso il centro, lì dove me ne resto radicata, senza contrazioni difensive, d’incondizionata fiducia.

Ondulatoria.

Profonda.

Lì dove cullano onde lunghe e dure che vengono contro.

Oh sì l’adoro, il lottar del mare sullo scoglio.





(A Michael)