22 ottobre 2005

A Cuore Lacero




intestardirmi di falangi a pugno chiuso

di ferite a cuore lacero

tra versi a collo di bottiglia

e soffocarmi


o solamente istupidirmi

del bianco dei tuoi denti

e inginocchiarmi

sulle pieghe d’un vestito da buttare

sulla pelle

per le lune di riflesso che hai negli occhi


(direi di zuccheri filati a divenire

almeno

- se potessi raccontarli -

o forse intreccerei d’Arianna il filo

- ottenessi da un telaio le parole -

invece resto sola tra i miei sogni

nuda

e malamente a consolarmi)


ché ancora scrivo,

senza senso,

a scucirmi in virgole e poesia

mentre mi taglia il fiato

la tua bocca a dire “Poi…”

non alla mia


- non alla mia -


da imbambolarmi in echi di silenzio

o peggio

d’infinite voci dentro

a dissanguarmi in squarci di “Ti Amo”

senza morirmi


- mai -


(tu a me)






(A M., quando la bruma mi raggiunge)