06 luglio 2006

Adorazione




Poter sfiorare con le labbra la terra e poter dire
nella polvere accolgo il Vostro passo, Signore.
Anche se non mi rivolgete sguardo
la concessione d’esserVi mi giova sempre, se so
la mia presenza Vi è gradita.

Di Voi amo anche l’assenza d’un cenno,
le non avute parole o i gesti che non mi riguardano,
ché basta dirmi inerme dove Voi mi concedete il tocco,
in fondo al letto, talora,
dove il calore inconfessabile dell’appartenerVi mi è dato immenso,
già, dal piede Vostro.

Poter assentire al disarmo del silenzio,
per offrirVi prova inconfutabile del sangue che mi sfreccia dentro,
per Voi,
Signore,
ogni ora mentre Vi cedo: vivo,
il furore delle vene che ha impresso il Vostro nome.
E quindi,
poter dimenticare finalmente
d’aver avuto un io un tempo, una me egoista ed infedele
capace di credere qualcosa, dopotutto, ancora sua.
Io,
che non possiedo nulla eppure mi sento ricca,
in ammissione della Vostra indulgenza.

Signore,
sentirmi sposa della rinuncia vorrei
ed esserVi donna completa e null’altro,
in ogni momento prescelto
che pensiate per Voi possa valerne il tempo,
e così ogni volta, sempre, ogni volta che di Voi devotamente devo sapermi specchio,
a dimostrare
l’onore Vostro che indosso,
davanti a chiunque avanzi pretesa o semplicemente mi osservi a riprova.

Signore, sono Vostra
e lo sono seppure temo d’osare a dirlo,
ma lo grido e lo grido, lo grido d’orgoglio:
Vostra,
finché almeno Voi vorrete, certo.





(Michael, my heartbeats measure Your time)