24 luglio 2005

UNGHIE


L'immagine è di Hypnox Photography.


Tra le luci al neon il rosso delle unghie.

Guizzi fiammeggianti in mezzo al buio, schegge di passione preannunciate ed aggressive, lucciole febbrili, fibre d’artigli già puntati.

Si stirano retrattili sul piano bar.

Vipere in agguato.

Si fanno spire sul bicchiere.

Danza iniziatica alla caccia, al serpeggiare della notte in struscio fra un corpo e l’altro.

Fino all’arrivo della preda, fino alla cattura.

Strillano bagliori in punta di dita accesi come richiami muti.

Squarciano la musica di graffi in suono.

Regole silenti d’una maestra di note al pentagramma.

Sono fughe di lampi lucidi e scarlatti.

In scivolo.

In risalita lenta al bordo, in stretta intensa trattenuta dura al vetro del bicchiere.

E scaldano. Bruciano.

Sciolgono il ghiaccio in gocce fra le labbra e sulle dita.


Mi guardi, poi, con le tue unghie che m’abbagliano e mi specchiano nel rosso dipinto alla tua smania.

Nell’attesa che stria il legno limando al tavolo lame di donna.

Fiera.

Su passi di dita tribali da incidere a pelle.

In preghiere che riconosci, il mio corpo le recita implorandone a-n-c-o-r-a.

Salmi di grida al graffio.

Intagliato.

Tra i gemiti.

Mi sai, i fremiti m’infibulano folli i pensieri ai sensi.

Mi prendi, quindi, sotto i rasoi cremisi che fanno la spunta sui polsi e affondano.

I polsi ammanettati tra le tue mani.

Il tuo sguardo in cappio al collo, alla gola, al fiato.


Il tocco, il primo, è Verbo d’ordine per ogni gesto che segue. E’ l’amaranto che segna il viola delle vene al polso nella presa, è scintilla d’innesto.


Mi guardi, con le tue unghie solcandomi.

Le tue unghie, il rosso. Promesse di cuciture in fili di sangue.

Gli occhi, i miei, che subito urlano al taglio, spalancati tra le ciglia a spillo.

E tra le immobili sbarre il pianto, le lacrime che non trovano sfogo, al margine d’una pelle che prosciuga, trattiene, maschera il volto.

Gli occhi nudi.

Il viso solo un’incognita al cuoio.


Mi tieni, mi incidi, mi hai scelto.

E mi senti, adesso, di carne che lacera, piange, e rossa ti tinge lo smalto.




(Ad Angela)