03 agosto 2005

CLAUDIA



Claudia raccontava, svagatamene innamorata, del suo ultimo viaggio alle Azzorre mentre lasciava che il bianco del Martini le scivolasse in gola ricordandole la dolcezza appassionante di quei giorni sull’isola di San Miguel, incantava con le sue parole, fluide a uscire da quelle labbra rosa e lucide, rapiva l’attenzione degli amici, catturava gli occhi di Lui, mentre riportava l’eleganza maestosa di Caldeira Das Sete Ciudades, dove profumatissime ortensie selvatiche rivestivano il cratere d’un vulcano inebriando la terra e ubriacando i sensi, e dove all’aprirsi celestiale di due laghi, uno azzurro e l’altro verde smeraldo, si narrava la romantica leggenda di due amanti la cui memoria è rimasta immortalata in quelle acque a cui ognuno impresse il proprio colore degli occhi.

La sua bocca di rose danzava seduttiva e sciolta da ogni remora - ed era il suo punto di vista, lo scorcio attraverso cui in quel momento Lui guardava il mondo, era l’incresparsi leggero delle onde alla brezza intensa dell’oceano sulla placidità inerme di quei laghi -. Una rosa di labbra che sembrava sbocciare alle parole, ai respiri salati dell’acqua di mare.

Claudia, una donna, un fiore.

Soprattutto risaltava evidente il suo offrirsi lusinghiero agli sguardi e questo induceva a credere che aspettasse solo di essere condotta a sbocciare, con amore e con determinazione, per poi lasciarsi appassire completamente devota a chi avesse saputo coglierla.

Parlava arrotolando irresistibilmente le parole sulla lingua intrisa dal succo di una fettina d’arancia. Era palesemente intenzionata a conquistarlo, lo sguardo di Lui che, per aver scorto uno spicchio di paradiso fra quelle labbra, l’assecondava crogiolando con gli occhi le pause e gli impeti di quel racconto affascinante. Era l’inizio del rituale, provocazione e compiacimento, ingenuità e sicurezza. Le trappole della malizia e i passi certi del viandante s’intrecciavano continuamente senza che le une riuscissero mai a chiudersi del tutto o gli altri finissero ignari per precipitare sul cammino.

Io osservavo del tutto partecipe, ma a distanza, quel manifestarsi lento di regole di cui già immaginavo il seguito. E di nuovo ricominciavo a preoccuparmi e di nuovo prevedevo di perdere Lui.

Claudia cullata dall’innocenza di quel viaggio tra quelle terre tanto rigogliose quanto solitarie, vagava incredula sui ricordi, ingannandosi del riflesso delle sue labbra fisso negli occhi di Lui che parevano onorare il suo candore e che, invece, preparavano l’invito ad una nuova iniziazione.


Perché è inconscia l’ipnosi allo sguardo del cobra.




(A Michael)