LETTERA D'ASSENZIO
Voglio impiccarmi alle parole. Tra i punti e le virgole voglio restare appesa, con la testa al foglio, ora mentre scrivo.
Ora!
Ora, mentre tu non ci sei e navighi lontano o forse voli dove il giorno fa il turno della notte.
Voglio imprigionarmi dentro queste parole srotolate dalla lingua al monitor, tra la saliva e i pixels, ora mentre leggo.
Ora, mentre sfogo il mio tormento, la mia voglia, la mia malinconia aggrappata al cuore.
Voglio consumarmi fino allo stremo del pensiero, dentro una mente fervida che freme per quel darsi e che non cede alla lusinga sotto il sole o alle promesse incessanti fuori al mare.
Voglio rimanere qui su questa sedia. Questo virgulto di vimini e cuscini che m’accompagna a volte negli inverni, e che mi tiene incollata ad una scatola elettronica, quando so che tu mi leggi e con qualche nome d’anonimo passante a volte varchi il buio d’un contatto e lasci il segno, se vuoi e se ti va, per queste mie parole esasperate di preghiera e, per amore.
Voglio, e davvero dico almeno lo vorrei, che questa fosse lettera a colmare le distanze, i silenzi della voce, i respiri d’altra aria, anche se certo in solitario non ti so, che tu sei d’anima insazio alle emozioni.
Vorrei che questa almeno fosse lettera in arrivo, dolce come di prima parola in boccuccia di bambino.
Vorrei ma non so però ora dove sei.
Dove sei?
Guida queste parole scritte dentro il dubbio, falle vivere d’un viaggio che abbia meta, metti tu un indirizzo sulla busta che conduca quel che sento, a te, nel vento che ora t’arriva tra le dita inumidite dal mio pianto.
Le lacrime ai gemiti che ami.
Dimmi, dove sei?
Affrancami da queste frasi che infilano parole come aghi nella pelle, liberami da questo delirio di richiamo e mettimi ora in chiaro, ancora tu, sempre tu, il punto e a capo, a fare lettera di risposta a questa mia.
Quest’assenza è un assenzio che mi culla alla deriva, è un oblio di canto all’infinito che ritorna, da te a me, nell’eco immenso e lontano d’un TI AMO.
(A Michael)