22 maggio 2006

Lussuria


di D. Brian



L’assordante e ossessiva musica alcune ore dopo il tramonto, l’ebbrezza, la sovreccitazione dei cocktails, i vestiti succinti, i corpi già nudi e consumati dall’estasi, ovunque come fumi di zolfo ad annebbiare la mente: la pelle segnata, le bocche grondanti, il desiderio a parola d’ordine di un ghetto che ci tieni riuniti.

Con assoluta meraviglia K. guarda gli uomini inarcarsi, è impietrita, mentre i fianchi oscillano a misura di labbra a ritmo. Lei sorride, stordita, della smodata volgarità.

La mia piccola K. appena aperta, impara a conoscere quel mondo dall’apparenza surreale. L’osserva con avidità anche se impedita, costretta a starsene in disparte.

La musica è lasciva, io ballo e stringo fra le braccia la mia amica Irene, eppure penso a Lui.

Stasera si aspetta grandi cose, vuole che sia per K. un esempio.

Mentre ci penso lo guardo, Vanessa è con Lui, folgorata dal piacere della carne.

Lui è preso, ma l’ingiunzione nei miei confronti, seppure tacita, è persistente.

Io devo esibirmi, Lui vuole guardare.

Lo sa che basterebbe mi dicesse di tornare, che avesse voglia di me… ed io lascerei chiunque. Io non faccio che pensare a Lui ma sto baciando Irene.

Irene come tutti, qui, fa parte del branco. La sua lingua ha il sapore della mela verde. La sua bocca è una risposta certa, non mi lascia, mi lusinga, è assetata. I suoi occhi sono blu cobalto.

Lei mi fruga e le sue dita mi inducono a fantasie morbose. Sto pensando di portargliela, ma ecco che a Lui già si unisce un’altra. Il suo sguardo si fa sfuggente.

K. è legata ad una sedia con le cosce aperte. È intossicata dall’atmosfera, ha lo sguardo da drogata. La figa esposta.

La vedo, ora sta guardando Lui, lei smania dalla gelosia. È straziata dalla sua stessa vista. Ed io lo so, ora preferirebbe farsi cieca. Lo so, lei non ha imparato ancora.

Così lascio Irene e la raggiungo. Voglio rassicurarla.

Le parlo del circolo vizioso, della nostra storia, di dove affonda le radici.

Le dico di guardare Lui mentre davanti a lei io mi inginocchio a terra. Lui ci osserva. Lui non ci lascia mai. Lui ci indaga.

Lei è subito pronta, si divarica, si spalanca. Io le vedo il clitoride già gonfio. È rosso e sporge.

È come un piccolo uccello eretto. Da succhiare.

La mia lingua compie piccoli cerchi e le circonda la testa. Lei scivola avanti e concede la carne.

Il suo clitoride è duro, è in evidenza, tumido.

Io mi riempio la bocca e ne faccio un innocuo giocattolo. A molla. Mentre lei la sento, già comincia a crescere, lacera lenta nel respiro.

Io mi muovo con lei, mi adatto a lei, ma poi la lascio.

Lei non deve godere.

Non le è permesso.

E il dolore che le scorgo, dilata i suoi occhi, e le resta lì. A pulsarle fino alla fine del tempo.

Poi Michael si avvicina, e con un dito le è dentro, mentre per un bacio d’angolo alla bocca lei già cede, si convince. È grata.

“Farai la brava vero?” Lui le sussurra, le parla inglese, io lo sento appena.

Vanessa ci raggiunge, stringe Lui alla vita, e con il suo ancheggiare lo trasporta nella musica. Io la guardo, lei l’avvinghia al ventre, e dolce, con esplicita fermezza, scende e sfiora il suo sesso in erezione.

La violenza con cui Lui entra nei miei occhi e non ne esce, è il desiderio che mi travolge. Io mi vedo vincere ai suoi piedi, eseguendo ogni suo ordine.

Lui è uno dei pochissimi uomini che conosco, che mantiene la calma davanti alla propria erezione, agisce come se avesse un fine più alto. Resta concentrato, vigile, padrone di sé. È forse l’unico di cui so capace, a non perdere la testa, tollerando soglie anche molto alte di piacere.

Molto a lungo, ripetutamente.

Lui non soddisfa, Lui possiede.

Ed è una cosa che da sempre suscita la mia ammirazione. La mia invidia.

Lui l’abbraccia e con un cenno della mano m’impone di allontanarmi, ed io lo so, si aspetta che lo faccia divertire.

Che gli renda onore.

Ed io non voglio altro, se non che tutti sappiano che sono Sua, la sua bimba obbediente, colei che lecca succhia e si apre solo per il Suo piacere. Perché è Lui il mio Padrone.

Io ormai non ragiono più, sono un tutt’uno con la mia missione.

La festa è al culmine, la musica trascina i movimenti. Risucchia bocche, rizza gemiti.

Con una lascivia che parla per me, io eseguo, mi volto, e tocco l’uomo che mi è di fianco. È Nico, ed è in estasi.

Nico si lascia incantare come un calabrone da un fiore, mi bacia con l’autorizzazione di tutto il mio corpo che risponde.

Diego, spettatore a distanza, mi lancia un’occhiata d’incoraggiamento che io decido è un invito.

La mia è pura corrente, all’istante. Declino l’offerta di Nico e mi dirigo verso di lui.

La sua eleganza basta a conquistarmi. Mi sorride, con una grazia che so essere sincero affetto. Eppure nello sguardo, io ne riconosco l’istinto disumano.

Subito guardo Michael, ignoro se ho il permesso o no, non intendo passare il segno.

Lui è divertito da quello che faccio. Mi sorride. Ma c’è un limite.

C’è sempre un limite.

Da qualche parte.

Ora è tranquillo, e capisco che il confine è ancora lontano. Lui mi dà il permesso ed io mi avvicino a Diego.

Diego si limita ad osservarmi ed il mio imbarazzo mi fa chinare il capo. Io lo stimo con una smania di cui solo il desiderio può esserne l’interprete.

“Mia cara”, ride, e i suoi occhi scuri s’induriscono, mi penetrano, io sussulto. “Ho l’impressione che tu voglia costringermi a punirti”.

Lui si prende gioco di me, io sono pervasa da una forza demoniaca. Mi lascio fare. Incrocio le mani dietro la schiena e mi offro alla sua lingua.

Ho il fuoco dentro. Penso a Michael e a che sia fiero di me.

Assaporo la voluttà di quell’intimità improvvisa ma non penso che a Lui, so che mi sta guardando. Sento il suo sguardo su di me ed il mio corpo s’inarca a compiacerlo.

Immediatamente, come a comando.

Sono sopraffatta dal desiderio, la bocca di Diego è tabacco e menta.

Insieme volgiamo verso la terrazza, dove Max e Alex si baciano stretti, si masturbano. Loro nemmeno ci notano al passaggio.

Diego mi costringe il ventre contro il ferro della balaustra, mi solleva le gambe serrandomi la vita, ed io mi sporgo, con un’incoscienza che è pari solo alla mia eccitazione.

I capezzoli mi schizzano in fuori, lo stringivita mi opprime. Le sue mani sono nel mio sesso, subito nel culo.

“Sì…, puniscimi”, quasi lo supplico, la mia voce è un rauco lamento.

La bellissima Elisa si unisce a noi.

I baci che ci scambiamo mi dicono della vertigine che prova per l’uomo che ama. Diego. La stessa che io sento per Michael.

Lo guardo, attraverso la vetrata che ho di fronte, noto che Lui mi osserva, segue ogni mio gesto, ogni mia scelta, ogni mio spasmo.

Diego estrae le dita dal mio corpo ed Elisa non si fa pregare, apre la bocca silenziosa e lecca. Con impegno. Con coscienziosa dedizione. È devozione la sua, la riconosco.

Intanto Alex nell’impeto mi è quasi addosso, il suo respiro mi sfiora il collo.

Una delle mani di Max gli separa le gambe, mentre l’altra gli scivola tra le natiche, finché poi entrambe prendono a muoversi ritmicamente, massaggiando la carne.

Max gli sussurra tenendolo stretto frasi d’amore e di desiderio.

Finché la sua presa si fa più salda, e voltandolo bruscamente “ora ti rompo il culo tesoro”, gli intima. Il tono della sua voce dolce e affettato è inequivocabile.

Diego riprende a frugarmi le viscere e la mia vista si frammenta. Ogni dettaglio mi sembra più intenso.

Io sono un animale, penso. La cagna del mio Padrone.

Non c’è niente che non mi lascerei fare adesso, pur di vederlo felice. Pur di saperlo fiero di me.

Alex mi preme contro. Michael ci raggiunge. Vanessa lo segue al passo.

Lui me la piazza davanti e poi la spinge all’altro mio fianco. Hanno un amplesso incredibilmente audace, a testa in giù, dal parapetto. Ed è Lui che la trattiene, per lei è l’unico sostegno.

Io sono orgogliosa, per me non esiste che questo.

Il Suo essere libero mi rende fiera, fiera di appartenergli.

Io non riesco ad immaginare nessuno con cui provare quello che provo con Lui.

Il desiderio è così intenso che sento la mia carne lacerarsi in ferite.

Vedo lei affondargli le unghie nelle spalle, sento il suo respiro accelerare. Lei è in totale abbandono, con una mano lascia la presa, e Lui l’attira a sé con forza.

Vanessa freme. Io fremo. La mano le scivola fra le gambe, lei si tocca, le loro spinte sono sempre più urgenti.

Io ho voglia di Lui. Soltanto di Lui.

Diego si allontana, io gli sono grata, con profonda intesa gli sorrido.

Alex di nuovo piega avanti con un gesto incontrollato, ed io lascio che mi venga contro. Ma è la mano di Max che sento, mentre stringe il suo sesso, con forza a premermi sul ventre.

Alex mi fissa, io vedo un animale nel fango di un piacere avido.

Ha lo sguardo ubriaco, le labbra sottili, deformate da una smorfia che mi fa godere. Max sta facendo scorrere l’indice della mano destra nella sua fessura tra le natiche.

Ed io non ce la faccio, a questo non resisto. Prendo a carezzarmi tra le cosce e cerco Michael con lo sguardo. Aspetto sempre il suo consenso.

Lui me lo concede, ma è praticamente come se dicesse “fatene quello che volete”.

Max annuisce.

Per un momento ho paura, sento che potrei perdermi, il pensiero che Lui disponga di me fino a quel punto mi eccita e mi terrorizza.

Max è un omosessuale puro, Alex no. Io li adoro entrambi.

Provo per loro una sorta di furore e di complicità inesauribile. Amo guardarli.

I loro sguardi e le loro parole hanno su di me un effetto febbrile. Vorrei che mi riempissero, annegandomi.


Alex mi circonda il corpo con le braccia e davanti a Max mi accarezza a mani aperte. Si stringe a me, piantandosi contro il culo, spingendomi avanti. Verso Max.

Le loro mani s’incontrano, la loro bocca si unisce alla mia. Il nostra sesso si scontra in eccesso, ed io non posso non chiudere gli occhi.

Le nostre mani si perdono sui corpi, le carezze di Alex ci comprendono entrambi.

Il mio corpo si fa molle, si tende, loro sono così deliziosi che il resto del mondo per un momento mi lascia indifferente. Per un momento, uno soltanto. Lunghissimo.

Il mio corpo è spinto, strattonato, alternato tra loro, io mi sento oscillare inesorabilmente senza ritorno. Loro mi danno un piacere immediato. Si baciano e mi baciano, si leccano e mi leccano, si succhiano e mi succhiano, ed io godo.

Del loro corpo. Di quel contatto che è così diverso.

Non c’è urgenza come con gli altri uomini, non c’è impazienza di riconoscimento, questo loro se lo riservano per sé.

È un piacere primitivo, la mia coscienza langue. Le mie carezze sono le loro. Max si china ed io lo seguo, la mia lingua ripete dopo la sua, lo stesso percorso, la stessa ricerca. Ad ogni sussulto del cazzo di Alex noi plachiamo con piccoli colpi, a turno. Prima la lingua a punta, poi inghiottendo tutto, tutto dentro la bocca. E la saliva sul fondo, più densa e vischiosa, lascia la scia, è il nostro orgasmo di gola.

La mia bocca si salda alla sua, finché ridiamo, Alex è fuori di sé.

Max se lo prende e me lo passa, se lo riprende ed io in un certo qual modo l’amo per questo, per quell’incavo che gli scava la guancia, lì dove non resisto e lo bacio, proprio mentre ciuccia se stesso. Da un altro uomo, il suo stesso sesso.

È un gesto rapido e di nuovo Max mi schiaccia contro Alex, mentre senza troppe cerimonie affonda dentro il suo corpo.

Il grugnito che mi arriva non smuove affatto la mia compassione, anzi. Il mio desiderio monta forte.

Sono sospinta sul divano e mi divarico.

Michael mi guarda, è divertito. È soddisfatto della mia sfacciata perversione, del pudore che mi spoglia anche del mio nome, l’approva. Mi riconosce Sua schiava. È orgoglioso di come abbia corrotto il mio piacere.

Alex è stordito, lontano da me, carponi su di me, mentre Max minaccia di aprirgli le natiche con le mani: è bellissimo.

Io mi sdraio e infilo le mani sotto le reni, spingo sui tacchi e mi sollevo.

Invito Alex, mi apro. Ed è la mano di Max che gli sostiene il cazzo e me lo spinge dentro, dando lui stesso, da dietro, il colpo che l’affonda, facendomi partire.

È Max che ci trasmette l’impulso, allagando le mie aspettative.

Il piacere che ne ricevo è totale, non è intaccato dalla pensiero che Alex non gode di me ma del suo amante.

Io lo bacio e lo bacio ancora, voglio saperlo spremuto in ogni sua fessura. Lo stringo con tutte le mie forze, la sua pelle è calda, lui suda. Mi chiede di succhiargli le dita ed io di nuovo succhio.

Io sto ancora una volta per godere, quando il suono inconfondibile di una cinghia batte il palmo di una mano.

Mi volto, Michael è accanto a me. È con K..

Io sono in uno stato indescrivibile, ma questo è il segnale, questo è il limite.

In quel momento Max afferra il sesso di Alex e mi libera. Seppure continua a massaggiarlo con gesti esperti.

Scivolo giù dal divano appena un attimo prima di sentirlo godere.

Il mio adorato Alex schizza tra le mani del suo Max con un lamento agonico. Max, fatto comodo il condotto, gli si raddrizza contro, inondandogli la schiena.

Alex è il volto della passione adesso, ad ogni gemito, ad ogni rantolo che lo piega.

Ed io tremo sulle gambe. Il privilegio della giostra ha fatto violenza del mio desiderio.

Io ora sto male. Mi accascio ai piedi del mio Padrone come fossi l’ultima delle mendicanti.

Mi struscio alle sue gambe. Striscio.

Lui mi respinge.

Io ora non sono niente, non sono che una cagna in calore. Lo imploro di picchiarmi, ma di farmi godere.

Lui mi prende per i capelli e mi torce la testa indietro, la sua furia è pari al mio bisogno. Capisco che gli è piaciuto, che gli è piaciuto molto guardarmi. La sua rabbia mi dice che adesso è coinvolto.

“Sei una troia, sei una donna volgare”, mi umilia.

Ma nonostante la durezza delle parole il suo tono è dolce.

Lui mi vuole.

Quando per la prima volta la striscia di cuoio mi sferza la carne, non riesco a trattenermi dal gridare, gli schiocchi della cinghia rompono la musica.

Max e Alex ci guardano. Io vorrei sorridergli.

Ma le lacrime che mi salgono violente mi offuscano la vista. Io mi mordo le labbra a sangue, per non urlare.

Vorrei che la smettesse ma assolutamente vorrei che continuasse.

Lui sta marchiando la mia carne.

Lui mi sta dicendo che sono Sua.

Ed io gliene sono infinitamente grata, la schiavitù che esige mi rende libera.

K. è vicina ma non riesco a scorgerla, vorrei che lo capisse, ma ho l’impressone che sia solo scossa.

La condizione cui mi sono ridotta, la mette in allarme. Eppure io mi sento stupenda, io mi sento Sua.

Ed è il Suo cazzo che mi entra in bocca, strappandomi il respiro, strozzandomi nel pianto, quando lo riconosco il mio desiderio ormai più non conta.

Il mio desiderio è il Suo.




(A Michael, a K., e a tutti i nostri amici. Villa Aida, 2006.)