20 marzo 2007

Essenza


Il dolore passa in fretta, lascia il posto a un piacere sleale, il desiderio squassa la testa.

Ti sento scardinare la coscienza mentre il mio mare trabocca, la mia anima è simile a un binario sul quale procedo dritta guardando le mie certezze cadere. Mi sento venire.

Sei Tu che mi conduci alla voracità di una bestia senza pudore.

Ti sento carpire ogni mia bocca, liquefarla e annusarla. Tu preferisci guardarmi sbocciare, espandere e appassire, morire sullo stelo che mi irrita ma non mi lascia deserta.

Prigioniera, stremata da un desiderio tiranno, Tu mi prometti il pianto.

La cera profuma ogni passaggio e mi lascia martoriata.

Scortichi agli angoli le labbra e mi scavi il ventre, noncurante ed egoista non esistono barriere tra le mie pieghe e i miei anfratti, mi schiudi in gemiti di sofferenza.

Ti sento squassarmi alla sorgente, immancabilmente darmi forma, il gusto che ci provi mi fa ingorda. Mi perdo.

Davanti alle bocche ripulite, ai colli circondati, alle natiche graffiate, Tu mi rendi mercenaria.

Ti sento colare cera sulle mie labbra e le mie carni invece di contrarsi, brillano, si lasciano allargare. Ogni mia entrata resta tenera, si inumidisce e gonfia, Tu mi rendi torrida. Aggredita dalla morsa di un orgasmo che mi ubriaca.

I miei pensieri si annidano di urla, la più sublime delle infamie, e Ti sento, trabocchi dalla mia parte interna. La mia figa viene inflitta, le mie labbra pulsano battute. Sotto la Tua mano che va e che viene mi fai complice di una carne capricciosa.

Dalle mie gambe fino al volto che mi invadi, Tu mi mordi, e del mio amore fai incesto con un cucciolo impaziente.

Come un folle, dalla mia pelle sradichi il godimento, spietato come un lampo mi strappi grida involontarie.

Tu mi sconvolgi, e nient’altro conta, solo ogni contrazione sottomessa e ogni suono sordo con cui Ti imploro: ho ancora voglia.

Come l’acqua al fuoco, con la lingua per punirmi, mi comprimi, mi devasti il sesso e mi incateni al pianto la manifestazione del piacere.

Ti sento adagiare il mio clitoride sull’indice e comprensivo sostenerlo, Tu mi possiedi e nella mia rigidità mi stanchi.

Un’inquietudine mi arrechi da scoppiarmi il cuore.

Cambi il mio linguaggio e la concatenazione dei miei pensieri, come una bambina quando giura una promessa mi rendi pura la coscienza:

Mio Signore

sgomentami nel cuore

purifica il mio sesso nell’Essenza.




(A Michael)