16 gennaio 2006

AMORE


L'immagine è di Pascal Abadie



Amore, ti dico, per una volta senza sentirmi togliere il fiato, senza il tuo sguardo a infierire sul sogno. Stavolta hai lasciato che esprimessi il bisogno, quello di una donna che sai, esiste, oltre la gonna che sale, oltre la pelle di cui ti faccio abusare.

E per una volta ho sentito l’Amore risuonare nel buio, forte e senza riposo. Per una volta, come se fosse un regalo in questo Natale traverso.

Sono un’illusa? Non dirlo, questa è la magia di un animale selvaggio, che catturato senza permesso riconosce alla fine comunque solo la gabbia come sua unica casa.

Tu dimmi soltanto che stanotte mi prendi, che domani non potrò riconoscermi vuota. Dimmi solo che farai di me la tua santa, la tua cagna in calore che gode dei lividi e viene; la tua vergine fiera che crede in un solo signore, che la consuma lasciandola insazia.

Dimmi che è la mia voglia che vuoi, mai finta e indecente; dimmi che la vuoi perché ti chiama per nome, ti implora non appena mi slarghi le gambe. Perché è Amore, lo sai, la risposta che intanto mi filtra da sotto le ciglia.

Ti prego, ora prendimi l’anima. Catturala adesso prima che si involi lontana, adesso come colomba che giace e si placa, si posa fra le pieghe scartate di un dono, resistendo alla rabbia se taglia e raccogliendo ogni goccia di manna.

Lo sai, questa è come se fosse una lotta, quella di una martire sposa ad un dio che l’ama, ma la piega e la prostra.

Perché è la mia anima che penetri e culli, che innalzi e poi rendi, schiava e senza riscatto. Perché la senti, lo so, questa incoscienza mai stanca che ci allatta da angeli e demoni, così e sempre ogni volta, anche se è d’Amore che canto.







(A Michael)