Ogni volta
L’instabilità mantiene il brivido, alimenta la paura l’eccitazione.
L’imprevedibilità dilata il tempo lo spazio, genera dubbi, fa proliferare pensieri in modo incontrollato.
È un vortice che prende, è l’attesa. Si dubita, si confuta ogni certezza, si è pronti ad umiliarsi pur di trovare una risposta.
L’attesa è vissuta sull’orlo del baratro a volte, e questo, consente di viversi al presente.
Da ieri il Padrone e K. sono partiti, per un paio di settimane non ci saranno contatti.
Io non ho incertezze, ma mi ripenso. L’adesso è un anello che al passato mi ricongiunge a catena.
L’attesa è assenza, e l’assenza è come un’ossessione, un marchio.
È bisogno, dolore a volte.
Anche se lo so, al ritorno, appena Lui è con me la nostalgia rifugge. Non c’è sentimentalismo o insicurezza. Solo abbandono.
Perché Lui ci riesce. Lui conosce l’hic et nunc. Dove il presente diviene l’unica dimensione che conta.
Quando Lui è con me, io non penso ad altro, si ferma il tempo, io non ho paura nemmeno di morire.
Con Lui, io trovo l’aria per respirare.
Così oggi mi preparo come d’abitudine, come se Lui venisse.
Resto nuda e indosso i tacchi. Ho deciso, mi depilo la figa, e i tacchi mi servono.
Mi allungano le gambe quel tanto che basta ad inarcarmi il collo del piede, stendendo la pianta e le dita in punta, stirando le caviglie e i polpacci.
Il mio corpo è teso come un cavalletto davanti alla posa, quella del mio inguine, da acconciare come se Lui mi guardasse.
Io voglio essere pronta come dovessi mostrargli il panorama più bello.
Alle volte disegno triangoli isosceli oppure invento dell’altro, purché sia capace e ad effetto: non come quando tentai il triskele ad emblema del bdsm e fu un disastro. La rovina.
Lo paleso oggi con ironia.
Invertii il flusso delle sezioni, diedi una piega in senso antiorario, con del gel, senza nemmeno una spuntatina al centro che ricreasse i caratteristici buchi.
Avevo completamente fallito.
Ero ridicola.
E Lui mi ridicolizzò al punto che non ne perdo memoria. Al punto che ancora adesso, Lui m’impone d’usare il simbolo sbagliato pur avendolo ben chiaro.
Non ho ancora il diritto di portare un ciondolo vero. Lui me ne ha fatto forgiare uno propriamente al rovescio.
E in certi momenti io ne sento il peso, davanti a chi sa ma non mi conosce, perché questo simbolo mi mortifica, mi respinge.
È la mia incapacità che vedo, ripetuta ogni volta davanti agli occhi.
Così oggi mi limito ad un triangolo perfetto. Le labbra lisce e morbidissime, come ali di farfalla racchiuse per il volo.
Io me ne sto seduta sul bordo della vasca, con le cosce spalancate e con lo specchio di fronte.
Mi vedo sexy. Porno.
La fenditura aperta è una promessa di poesia.
Il bisogno che ho di renderla nuda, è quello di guardarmi come Lui mi guarda.
Voglio colmare l’attesa e di Lui farla piena.
Ogni colpo di lama svela che sono vulnerabile. Il rasoio, ogni volta che passa, scopre la mia dignità e la lascia indifesa.
Non voglio peli a nascondere la vergogna. Come vorrebbe Lui, mi faccio semplice e nuda.
E non solo la figa ma l’anima, autentica, come le labbra che fanno capolino, tra le cosce, sotto il culo, quando mi chino.
Così, anche se Lui non è con me adesso, io vado nel posto in cui lo incontro. Dentro.
Con la schiettezza più assoluta, senza pudore alcuno.
Perché quello che provo, è la libertà di non volere nulla per me.
È un rituale questo, che ripeto sempre e comunque, perché Lui agisce attraverso di me, ogni volta e nonostante.
Ricordo la prima volta, quando fu Lui a radermi.
Ero poco più d’una bambina, eccitata come sempre, ma non capivo, mi sentivo a disagio.
Lui, rasoio e talco alla mano, mi depilò a secco, e fu il momento in cui seppi che avrebbe avuto il controllo della mia dignità. Da allora, la percezione che ho, è la stessa, ogni volta che sono nuda.
Ma con la consapevolezza di ciò che Lui mi disse al termine, “ecco, ora sì che sei perfetta”, e di me che piansi, alle sue parole sciolsi l’ansia in gioia.
Si compiva senza che me ne rendessi conto, l’iniziazione di una cerimonia che ancora dura.
Lui mi mostrò come accettare la vergogna. Amandomi.
Desiderandola.
Così oggi, come ogni volta, per Lui sempre mi vesto nuda. Perché nell’attesa il bisogno è il Suo stesso sguardo.
(A Michael)