27 settembre 2005

Sei la MIA BAMBOLA




Sei la mia bambola.

Il tuo dolore mi manda in èstasi.

La tua sofferenza mi dà impulsi di puro piacere.

Spinte accecanti di adrenalina cruda.

Che mi pompano il sangue alla furia.

Come un’astinenza omicida.

Una pura liberazione.

Godo. Ti guardo in agonia e godo.

Della tua carne marchiata alla frusta.

Del candore di un angelo mentre si lacera.

Nella trama della mia mente. All’ira.

All’orizzonte che traccia l’istinto.

Di bestia.

E’ l’ebbrezza del sangue che affiora. E’ la vertigine allo svellerti inerme.

Lo spasmo violento che dentro te stessa, improvviso, ti contrae, ti contorce feroce.

Godo. Mentre cadi impiccata al silenzio d’imbuto.

Godo.

Sei la mia bambola.

Posso distruggerti. E non avere rimorso.

Non c’è pena a legarti sospesa. Solo l’incanto.

Sei la tela su cui sgravo il mio tratto.

La pelle.

La bianca garza che imbevo di rabbia.

Sei l’istante che strappo all’inganno. All’illusione dell’innocenza.

Godo della poesia che dentro ti chiama.

Del canto su cui freddo t’anniento.

Delle ferite a solcarti nei sogni.

Squarci di incubi e baratri.

In litanìe superbe della tua voce.

In litanìe che implora la linfa, mentre ti sgocciola.

Col cuoio ti fletto, ti abbraccio la forma.

Come una lingua.

Ti accarezzo infiammandoti i pori.

Ti lecco raschiando la pelle alle grida.

Ti scortico nuda da dentro i pensieri.

Come cicatrice ti incido profonda. Come un cracker ti scoppio nel cuore.

Ti sfibro e ti invado infiltrandoti il male.

Ti prendo e ti cullo estirpandoti il fiato.

Sei la mia bambola.

Pelle viva in perfetta fattura. Il corpo di un manichino.

L’artificio di un delirio che pulsa. L’arresa d’una bimba assassina.

Sei la follia a cui bramo. Bellezza che uccide a volerla.

Ti pretendo di livida disperazione.

Come sindone al livore che spoglio.

Ogni lacìnia che ti regalo, è un ricamo di trine. Di violacei tulle di seta.

Sei la mia bambola.

L’altare che immolo.

La bambola da mettere in mostra.

Sei il controcanto crudele della mia forza. Sei la droga da assumere intatta.

Sei febbre e rovina devastante a te stessa.

E ti guardo mentre cammini sul filo dell’alta tensione e felice ti bruci.

E ti godo, dell’ansia che ti smaschera il volto. Della smorfia. Della piaga che ti svergogna.

Ti godo. Annegando nelle lacrime tue anche l’ultimo orgasmo.

Ti godo.

Della tua consunzione.

Mia bambola. Marionetta a cui chiedo la vita.






(A Michael e a me stessa)