14 dicembre 2008

A confondere la periferia col centro


di Marc Blackie


Mi rendo alla quiete eretta

un canto sciolto ed intoccabile

rivivo il sole e il tatto di carezza

il caldo lento che mi abita

la mia testa inconfessata.

Dentro questa cavità larghissima

mi trastullo atavica

uno spillo al passo del respiro.




Senza violazione

eccetto il morso della fame:

Tu in fondo a ogni mio mondo

sei ciò che sfioro al battito che ascolto.




30 novembre 2008

Mottainai




Amo il nostro letto. Lo amiamo entrambe. Tuttavia, in questo momento, lo so K., me lo hai detto: “waniguchi”, bocca di coccodrillo.

Stai odiando il nostro letto per la troppa comodità. È troppo grande e troppo vuoto, ti senti persa. Divorata dalla notte. Anche se avresti tutto il tempo per prendertela comoda e recuperare un po’ di stanchezza, lasciandoti cadere sulle lenzuola e addormentandoti con ancora indosso una delle nostre uniformi, non ci riesci.

Perfettamente pulita e inamidata, avvolta dal tessuto leggero dell’abito scelto per te, un po’ troppo piccolo sul petto, in modo da formare uno spacco proprio in mezzo al seno, continui a tirare a lucido la casa.

Strofini e lavi, lustri il pavimento con la gonna corta, drammaticamente corta, e stretta, contenta che ad ogni movimento rispondi in pieno ai desideri più nascosti di Michael.

K., anche se ti piace stare sola e adori la tranquillità e il silenzio, adesso non puoi lasciarti andare, lo capisco. Per me è lo stesso.

Non puoi permetterti di trascurare niente che sia sgradevole. Anche dopo giorni sembra che il Padrone passi a dare un’occhiata, non si sa mai, e invece ci vuole tempo. Lunghissime settimane prima che Michael rientri, prima che io riprenda la via del ritorno.

Ti chiedi se nel frattempo ho gli stessi pensieri. Quale è il mio comportamento ora che siamo lontane?

“Dolcezza, passo come te intere notti sveglia a domare la mancanza”.

Ovunque mi guardo intorno, mi preoccupo prima delle cose importanti, che sia tutto a posto: l’appartamento immacolato e il mio corpo pronto, come se Michael dovesse arrivare da un momento all’altro.

Fingo di non accorgermene ma ogni cosa che faccio ha il chiaro intento di portare a termine un compito.

Ne vale la pena, sono soddisfatta del mio lavoro qualunque sia il momento che si sta compiendo, aspetto solo di avere i Suoi occhi addosso. A seguirmi ovunque mentre trotterello avanti e indietro, desiderando di sentirmi chiamare anche se sono stanca. Appena da un attimo appisolata o sotto la doccia, udire la Sua voce da un’altra stanza che esige l’ultimo bicchiere della serata.

Un’incursione nella Sua camera senza alcun altro indumento che la pelle nuda, e mentre lo faccio, girare il sedere verso di Lui, dimenandolo in modo sensuale e aprendo le gambe come a invitarlo.

O parandomi davanti immobile, in piedi, accanto al letto, aspettando che assaggi il drink per accertarsi che sia preparato con esattezza. Pronta a farmi i mobili, se me lo chiedesse, o a leccare il pavimento. Occupandomi di restare al mio posto mentre Lui è disteso, con donne mozzafiato o sconosciute accucciate accanto.

K., conosciamo le regole, potremmo infrangerle per una volta ma sarebbe inutile come voler indossare le mutande per stare più comode.

“Mottainai, K.”, dico, conserva premurosamente il ritmo del tuo respiro.

13 novembre 2008

Every day life


Marc Blackie


I am enslaved on many levels. And level changes with time or with activities that have taken place.

At the moment I have employment outside the home, a sister’s child to care for and naturally all the pressures apply by today’s fast lifestyle.

I and K. have very much to do during the day, clean our house and prepare for our Sir’s pleasure comes evening. But even with all this, we have found that our heart has to be ready for a pleasurable time with Him.

He has assigned to me the position of “alpha slave”. I am responsible for the running of the house, insure that K. is trained and ready to provide for His needs.

Anyway, this favourite role gives me some problems. K. competes heavily for my position. And if this of course keeps me and her at our best, occasionally it’s hard to go on.

During the day we have on one or more rings that can be heard into the house, use if they are requirement, and a lovely sound is emitted. We wear them because it pleases to Michael, to understand as His women proceed through the rooms.

In this way I have known without a doubt that I cannot grow, redefine, or simply change my mind if I don’t catch myself changing.

My growth is a part of my everyday life. I incorporate what I learn and learn what I can as I grow: Michael is a Sensual Sadist.

He takes enjoyment purely from giving pain.

He has come to value that some desires are there, to accept and enjoy them.

Definitely I am often bitten, pinched, tied, flogged and whipped, and He feels that it isn’t hurting me to hurt me, but instead to make me feel good. Pain and, most of all, His hands themselves give me a sense of great arousal and pleasure, a marvellous level of headspace.

He pushes up hard limits and I love when He does.

Bringing D/s into an existing relationship is often difficult, but if approached realistically and slowly, it can be done.

An important step is talk. Talk honestly.

It is extremely important that I and K. are able to discuss how we feel or what we think of the sisterhood, how it is developing and where it will go.

Michael has learnt to us the psychological aspects of headspace. He is a Mentor to help us find the extreme joy and beauty that cannot be found in any other type of relationship.

It requires we apply our skills on a day to day to every situation that occurs. To develop this path takes time and energy, determination and integrity, true and open mind, but more than anything else it takes communication, love and desire.




10 novembre 2008

Friendship and writing


Vlad Gansovsky



Michael knows what's going on inside my head. His clues are my bodily behaviours and His own understanding of how my mind relates to my body.

He breaks the mirror in which I am His double. He acknowledges my existence and I exist as a person.

Now I am speaking to Him through the silence and His voice is filling the room as if He was right beside me. I could see His face too.

At this moment He knows I need to remember and feel.

It is time which I am waiting for with great anticipation. Allow me to back up.

Life is so complicated, my friends, my real friends, as we have met ourselves I have had many words to say.

I have suffered a lot since I cannot share intimacies of our lives with each other.

The phone is not been enough. I need people physically.

We always understand how important are honesty and contact, this is all we need.

I have drifted my attention to my Sir, but I sometimes think that this right priority has left them feeling alone. I have not to think but occasionally I am felt alone too.

The distance hasn’t made for a perfect relationship, however, our bond, our connection, does.

During the meeting with Max and Alex, feelings are been instantaneous. We are together every chance we have. We have spoken about finding ways to be together more than a few times in a year.

Elisa’s eyes are been the first thing I have felt touching me, a sweeter awakening I couldn’t imagine.

Our words in person are been filled with melancholy and passion, so many memories. We have the most time lying on my bed or theirs, holding each other, talking and laughing.

We continue to experience something extraordinary.

My frustration is been so far away with no way to communicate with them, look in their voices, and most of all give them my presence.

I feel blessed for having them in my life and there are times when only writing some words can help you to share.

Happy to know they like me as much as I like them.

03 novembre 2008

Marco


(Gennaio 2007)


L’amore, pensai, una porta per respirare.

Un odore mortale. Dall’istante in cui presi quello che il caso mi offriva, il cuore batteva forte. Ma era stato il caso, davvero? Non avevo forse scelto di entrare finalmente nella sua auto e raccontargli tutto.

Ricordo ancora la durezza al pensiero di come mi guardava, ero di nuovo ricettiva. Il profumo che sentivo non poteva essere una coincidenza, da giorni cercavo quell’essenza; quindi, aspettai senza dire nulla.

Che impressione doveva avere il mio corpo in quelle foto sparse sul cruscotto? La testa da pazza, la schiena come una pagina stracciata. Segni di valore diverso decoravano, onoravano o disonoravano, provocanti, impressionanti in evidenza. Le gambe oscenamente spalancate. I polsi legati. Lontana, oppure proprio lì, sbattuta con un sorriso in primo piano.

Le foto disseminate ovunque, logicamente, tra le cose innominabili. Sui tappetini sporchi. Sotto i piedi.

Marco guardava il mio corpo squassarsi mentre un uomo si infilava in me completamente e un altro mi riempiva la bocca. Era ancora vivida la sensazione provata, di smarrimento e di oblio. Di perdita di aderenza e per qualche istante, di morte.

Era pazzesco vedermi in quel momento. Impalata. Aperta. Era maledettamente eccitante.

Sentivo di essere nuovamente bagnata, era strano, provare quelle emozioni in modo così assente.

Avrei voluto urlare, ma Marco – il viso severo – esprimeva imbarazzo. Un’avida repulsione.

Capivo che una carica esplosiva aveva iniziato a vagare e poteva scoppiare da un momento all’altro.

Ebbi un sussulto quando l’auto partì di colpo; come se uno specchio si fosse frantumato, Marco guidò con altrettanto distaccamento. Così facendo una nota sinergia mi venne incontro, un’impotenza fisica che accettai con entusiasmo.

Ufficiale dei carabinieri, Marco, era un amico anche se non si era mai creato un rapporto vero. Più che altro approfittavo di lui spesso.

Aveva un debole per me e quando avevo bisogno dava sempre una mano.

Quando arrivammo al suo appartamento, un attico in un quartiere tranquillo, ancora esitava: un ricordo esatto più che un’impressione, un uomo imprigionato.

Il palazzo era moderno, a due passi dalle vecchie mura romane. Il sole aveva cominciato a tramontare e fra gli alberi il giardino coltivato all’inglese era impeccabile.

Cercai nell’aria qualcosa di diverso, una sensazione tornava e rifluiva. C’era un profumo acerbo, di oleandri e lauro, un odore di terra inzuppata che esigeva rispetto. Un odore da togliere il fiato, un profumo che già conoscevo. Di tristezza e di sesso.

Un odore irreale, di legno pregiato, ma delicato al tempo stesso. Quando entrai nell’edificio sussultai di nuovo, una strana sofferenza mi riempì il ventre e al contempo mi forzò a prendere una decisione. Il tempo necessario per sentirmi spezzata, viva, gelida. Il corpo spento.

Le mura di granito, l’ascensore verde acido, il corridoio adornato di piante inopportune, tutto era stranamente familiare. Lo avevo già conosciuto ma non ricordavo quando. Da tempo ero arrivata e non me ne ero mai andata.

D’altronde, nessuno può lasciare se stesso.

Marco spalancò l’ingresso e il sole inondò l’entrata, dalle vetrate la luce serpeggiò attraverso la sala. In un attimo mi precipitai all’interno, avevo improvvisamente fretta.

Guardai Marco quindi, era sconvolto, lo sguardo vitreo, fisso in un punto imprecisato.

Gli occhi hanno cercato me per un momento e ho avuto la certezza che volessimo la stessa cosa.

L’attesa lo faceva impazzire.

Quando bevemmo dalla bocca il gusto della pioggia, l’odore argilloso, umido e organico era quello di quel gennaio complicato. Avrei voluto sussurrare che mi prendesse subito, lì, faccia al muro. Dilaniando il silenzio contro le pareti lucide e grigie, quell’odore raschiato di vernice non l’avrei poi dimenticato.

Scoperta. Strappata a me stessa. Sul cassettone all’ingresso. Di nuovo riempita. Per un istante completata. Avrei voluto rimproverarlo o forse pregarlo. Scopami.

Per orgoglio forse, però, non dissi nulla.

Non reagii quando lo sentii dietro le spalle, scivolare leggero, le mani come uccelli sulle natiche. Il fiato sul collo. Il profumo, quel suo profumo, sparato in gola mi soffocava.

Per un po’ io e Marco abbiamo fatto l’amore, quasi tutte le sere, in quell’appartamento: un gettarsi tra le braccia che era una forma di suicidio.

Ho goduto nella sua bocca tutte le volte che lui ha goduto nella mia. I nostri giochetti sono durati settimane. Hanno assunto caratteristiche bizzarre, le manette di servizio, lo scatto del gancio, gli anelli mordevano la carne fino a scoppiare; sempre più di quanto fosse stato possibile la volta precedente, Marco amava il suono del metallo, lo usava. Non chiedevo.

L’orgasmo si insidiava in me come una conchiglia su uno scoglio.

L’unica volta che veramente mi colpì fu quando avvicinò l’M16 alla mia fessura, che peso aveva quel metallo. Mi guardò negli occhi e lessi quella voglia di continuare a godere che confinava con la voglia di uccidere. Mi scopò con quel simulacro in tutti i modi, scavando aperture profonde in cui affondai rapidamente.

I muscoli degli sfinteri si modellavano perfettamente al suo cazzo, come se tutte le volte che mi sodomizzava, fra il ventre e il metallo caldo, lo sperma che scagliava potesse cancellare la traccia di chi ero.

Ma non lo amavo. Non lo avrei mai amato e non lo volevo, tuttavia non potevo liberarmene.

Fu un senso di urgenza a far precipitare gli eventi, a riprendere il controllo del mio corpo.

Vivendo da mesi ai margini della coscienza, giorni artificiali, una sorta di sospensione, presente ma remota, chiusa nel dolore, nel disinganno, presi a rispondere appena ai baci del mio amante.

Lo spazio da riempire divenne sempre più grande e Marco capì che la corrente stava cambiando il suo corso; per un po’ rimase imperturbabile, continuando ad espugnare. Tentò di risalire al cuore.

Ingoiai però il suo fallimento.

Man mano che il calore montava in superficie sotto le carezze, il progredire dei ricordi sulla pelle saltava fuori ed era una prova schiacciante: lo sfregio della mia convalescenza arrivato al termine. Solo la realtà conferì realtà al dolore, ci lasciammo presto.

Un odore aveva perdurato ad impregnare la pelle, attirando a sé, e in un sol colpo aveva camuffato il desiderio. Inbrogliandolo. Aveva fatto rivivere un assente, il ricordo rendeva possibile trovare Michael.

Amami e fammi soffrire, avevo chiesto, come se Marco fosse una vecchia cicatrice del Padrone. L’ultima ferita, un gemere silenzioso. Ero colma di tenerezza inespressa.

Accadde in modo trasparente, in Suo ricordo, Marco fu una cinghia di trasmissione, la sofferenza e poi il sollievo.

L’odore di una confessione difficile da raccontare mentre si sta cercando di riordinare un puzzle.

Quando tutto pare identico ma niente è uguale.

15 ottobre 2008

The path of rejuvenation

N. Araki



When my Sir doesn't speak any word, time is just stopped and then restarted with a bump. He looks, really looks, through me. He drives my current explorations in specific feelings.

I know I have been writing on and off about ecstatic practices, which include things like pleasure and pain, tease and denial, ordeal and flagellation, obedience and so on; all things that tell rather well about kink.

I have worked with my D/s relationship in its development and the practice has been intensely intertwined with my work. I have got to expanding and understanding of what it means to manifest my power.

Michael has trained my inner energy from where I properly thought, getting myself into influences about whether it’s possible for a sub to recognize virtue. Something which I always need to claim in order to become a real whole woman.

I’ve had a hard time understanding how BDSM intersects spirituality, and specifically how D/s is not only a path of service where I am capable in my own rights, but the path of my faiths too. I understand how feel “God” when Michael experiences myself as a fully open world of possibilities. I find that there’s a subspace all around me, in the sense that BDSM tides up limits. It is a ritual and a lifestyle which is always a teaching.

Feelings fly and emotions touch some sort of divine essence.

My Sir alters my state to give me a new focus state of being. He leads me to reinterpret previous spiritual knowledge.

Sexuality, for us a basic part of BDSM, guides body to spirit is some kind of intense bliss. Every sex act become an ecstatic goal, a break up to top. To top from the floor I grew emotionally, spiritually and in special way mentally. I embody some archetypes that come back to me and remember who I really am.

I rise from the bottom of the dark, through humiliation, whipping or bondage, through Him and His mind.

So fucking is not more merely fucking.

My Sir directs me to provide each time a bond to my surrender.

Internally it means something complex. I’ve to analyze and try to work with it, whit where it comes from. I know that at each level I look forward, I become more alive.

Since a sense of loss has overwhelmed me, I’ve nevermore searched other.

I breathe soul to soul with Michael and truly idolize completeness. A feeling of love so intense.

Under Michael guidance I continue to visit areas of my psyche yet unused. His control has no limitations. All inhibitions drop and all feelings of restriction go. Nothing is taboo.

If in the past I was been out of control and was been swept along in a sea of carnality, I know, currently these things obsessive come back with no balance and burn themselves out.

I have come into a big realization standing along in the farness of Japan watching the intensely neon lights. Deity is running into me. Rekindling me.

Sex and spirituality are become one. I understand my path like a path of sacred rejuvenation.

When my Sir explores my body seeking out every mark, time disappears, my need to hide a bit embraces me, extends and extinguishes itself. At the end there is nothing I can't feel or do. Nothing is obscene in such a love.

Michael and I become one thing and one being. Every act open us the way for all that follows and we arrive knowing an inner peace. An acceptance of self.

The virtue says us that we are our reason.

13 ottobre 2008

Search in happiness


Vito Carta



Oh, great design!

Heaven has penetrating essence to call

This is my light, my motion's law


If strong repulsion powers too

If reason obstructs my force

In smiles chastised and in bright rays

I attest, feel darkness like wild desires


But what's the sense of this capricious fate?

A slave has a huge energy, a fervid flame

One Man into her glowing brame






Infinito il mezzogiorno


Ben Marcato



Era intanto la tua mano

La sensazione mia un po' smarrita


L’esserti d’azzardo e certo, credito

Gloria al centro pomeriggio


Dal nero un po' deviato o quasi

Almeno, fin dal principio al bianco


Tra il verde e il giallo dell'avanzo

Di notti prima che già bruciano


L'incanto. La poesia tua:

Ricomposta bambola in silenzio


Delle euforiche rimesse

Le dita cieche e le contese


Tu racconta a fiato corto




10 ottobre 2008

Rumori dall'interno



Donna torrida, donna di pelle infuocata

Radura d'acqua che s'allaga


Nascondi le pie mani e asciugale

Il mare che ti è sotto, è cielo


Ascoltati le unghie

Nette forme d'onda perfino


Graffi. Tu che respiri piano in seno

Senti le tue bocche affamare


E travasa allora

Il corpo, la resa a raddoppiare


Il tuo pieno, il movimento intorno

della protezione che ti ospita.


Lui è musica e giunge

A farti pasto, grembo di raccolta.



29 dicembre 2007

Percorsi



di Pascal Abadie




K. mostra per me un grande affetto. «Il resto è ombra», ha detto questa mattina sicura di se stessa, fermandomi prima che uscissi dietro di lei. «Legata all’oscurità, chiudo gli occhi e sono felice.»

Mi ha guardata con riconoscenza mentre parlava, «sei arrivata a me come il canto della cicala. Ti devo molto, aki no sora.»

Aki no sora… cielo d’autunno, mutevole. Da un po’ K. mi chiama così, intuisco una grande dolcezza nei suoi occhi che brillano, e nel ricambiare con un sorriso, ho visto quanto il suo sguardo appartenga a quello di Lui.

«Sono felice, aki no sora, non mi accadeva da un’eternità».

Il suo sentire è parso provenire dalla mia testa, la sua gratificazione mi ha colpita. La spontaneità si è intravista dalle sue mani, protese verso di me, come lei stessa con tutto il corpo quando si è voltata.

«Abbiamo vissuto vite separate», ha ricordato, voleva parlarne e anch’io. Continuavo a immaginarla mentre si toccava verificando l’effetto prodotto dal suo corpo, ma non le avevo mai chiesto, beninteso, oltre quello che aveva voluto dirmi di sé.

Sono sempre rimasta nel vago, avvertivo la sua inquietudine e le mie stesse domande mi facevano palpitare.

In seguito Lui ha voluto che ripartissi da qui, lontana da casa, e questa è stata l’unica condizione in cui ho continuato a imbattermi. Essere Sua, in un dono totale e senza ritegno.

Ho aspettato che K. capisse, non si formavano altre parole, e la tristezza è sembrata infinita sul suo volto. L’eco del suo sguardo ha rinnovato il mio sorriso pronto a intervenire.

Il suo sconforto è diventato il mio, avevamo sofferto entrambe e raccontare appariva come un discorso non ancora destinato a finire.

La calma ha preso qualche secondo senza che dicessimo nulla.

Poi, ho detto, «abbiamo avuto vite diverse, è vero, ma il nostro destino sarà uguale.»

Ho ripensato ai singhiozzi che avevamo trattenuto e messo da parte allo stesso tempo, tutti quei mesi senza sapere come e se e quando, avevamo dato via tutto. Di volta in volta Lui aveva espanso la nostra coscienza avvertendo l’estrema violenza dello sforzo.

Prendendoci per mano aveva fatto in modo che restassimo divaricate e scosse, aperte e pronte, ognuna a suo modo. Ci aveva gettate al contempo all’indietro, eravamo state entro corridoi di cui non distinguevamo i tratti.

Ma eravamo sempre state disposte a farlo.

Calde come il sangue, eravamo andate e venute in coro. In Lui. Come brani da letto, per una melodia perfetta che unicamente insieme stavamo afferrando.

Ho quindi cercato di farmi intendere da K., ho spiegato, «lungo il sentiero, la cicala con il canto esala», dichiarandole la donna di cristallo che ero stata, prosternata sotto il Suo dominio, «per dire di non aver paura e di lasciar perdere ciò che non significa molto».

«Okini, aki no sora, okini», K. ha ringraziato più volte, il mio corpo ha subito risposto. Distendendo le braccia, lasciando che il sangue circolasse sotto la pelle, ho riportato in superficie tutta la mia dipendenza di donna che aveva atteso il Padrone a cui si era votata, e l’ho stretta tra le braccia. Per metterla a suo agio e ringraziare a mia volta, ho cercato di farle trovare me stessa.

K. ha compreso bene che non dire può significare onorare, perché raccontando non si riesce a fare immaginare tutto.

Per cui abbiamo ripreso ad andare, la mia mano nella sua commuoveva e io ho sentito, ci saremmo amati.

Tutti e tre.





(A Michael e K., Agosto 2007)

17 dicembre 2007

Moaning


di Ben Marcato


He is so close, i'm sinking into the whorl.

He kisses me, so gently, so harshly, i have all left, we are alone.

I am lost in His captivating eyes, i want Him, want he catches me.

There are so many reasons why He can so, so especially Him. He is so rough, so caring.

I'm breathless.

I want him so much, i want to be His immediately, so much, it hurts.

His tongue searches deeper in my mouth and my neck slips back.

The pleasure strongly increases, pleasure that brings his body closer, ever closer. I can feel his hardness next to me.

I need to be filled.

«I want you so much... », i say, so quietly i can breathing him.

My ear catches, «Sir.. », between us hear K.'s voice moaning. My breath quickens i can't leave him, it may scare him it scares me. We slowly sink down not letting go, down on to the hard, stiff supporting wall, the darkness, and the dominance.

His hand, that hand that holds my body so close, moves up my side, moves slowly, oh too slowly, closer, closer to my cunt. Its there, touching, surrounding, teasing my folds, and his kisses are not enough, deep enough. I can't breath but i don't need air.

«Sir.. », i hear K.'s voice again, she is moaning hard. My eyes open to see her adoring face, smiling up at us and i realize i have a smile on my lips to greet her.

While the fingers of one her hand run through my legs, i watch her eyes move down into my pussy and with the other hand, she starts to stroke His dick, slowly, moving it down her throat, deliberately, very much carefully.

I watch her face, her eyes, her reactions. I see the smile fades, as has mine, and passion mirrors in her warm body.

I tremble at the thought of Him bringing each one of us to meet His passion, His dominion and His control.

His tongue rounds each erect nipple and takes each into his mouth with more strength at each pull.

I immerse myself in the feeling and realize me over there, my wetness, my want, my cavity opening larger for fulfilment.

I can't wait any longer, i must have Him deep in me, our bodies thrusting against each other. Like a prune it begin to crinkle at his touch, i moan when He reputedly pinches yet.

Then returning his finger to K.'s lips, he once more wets there and circles her, tills her to produced the same effect.

His hands trail down her slender tummy, prying his way between her legs to caress the hairless treasures that hide between them. Slipping a finger between her folds to find an abundance of moisture, lifting it to my lips, he does sucking me.

I lick each fingers, then kiss K. on the mouth letting she tastes her own juice. She can smell His cologne too, His scent strong and sexy.

«Good, my sluts, now please bend forward and grasp ankles», he instructs.

K. shivers, her eyes widen. She dreads this position as it leaves her totally exposed in one area she is uncomfortable with to no end, doesn’t want to get into situation, doesn’t bend forwards like He commands and turns rigidly in front of Him. Something inside her head doesn’t stop her actions.

«My dear», He adds, «you are more then a sub you are truly a treasure». «Now, obey… or go away...».

Sucking in a deep breath, she conforms her mind as watches his feet as they disappear behind her. «You obey without hesitation even when you are overwhelmed with humiliation», he explains scarily.

The tickle of His fingers roams over her curved spin, and between her ass cheeks, so she bends forward a lot much better.

Grabbing a cheek in each hand He pries her cheeks apart, moving her ass, wiggling it from side to side, and i hear, she turns to moaning.

I know, K. is inquiring herself, «why am i giving this show?»

She thinks to herself as she manages to regain control of her body, she would be offering Him long enough to get dirty now, now she wants sure yet.

At first she is frightened of herself reactions. Ashamed, but Michael considers this, and talks to her until she feels much more comfortable.

He artfully spins until she creams at the thought of being spanked, or tied up. She creams in the need to be a good slave and it dares her enough to change her mind and accept His offer. Timidly she kneels on the floor, her head screaming «no no» and her pussy screaming «yes yes».

His gaze never leaves hers, and her pussy is growing wet. This i know, so i am.

She stares at him helplessly. In others moments it is easy to tell him, but sometimes the words don’t want even came from her frozen throat.

He smiles at her, he knows what is going on. The panic shadows her face.

Either way he offers her His hand and tells her to stand. He catches her.

Holding her arms up at the side of her head. She moans without thoughts and moves forward a little so He can sharp on her harder.

He bites down on her nipple and her back arches into him. He pulls her closer to him biting into the nipple until she cries out.

Then He switches to the other nipple and she moves her whole body against Him, pressing her pussy against His cock.

His cock is large and it filled her completely, i am in awe of it. I hear, she is crying out now, «harder, Sir… harder…».

He thrusts inside of her until she comes on His cock.

For the rest of the time she must remain naked, learns how to please him, and my eyes plead with him.

I feel he wants snapping me and so i beg him just to inflame His desire more and more.

After that i moan softly, «i want give you what you needs», say, revealing the inner pulsing blackness of my desire.

He pulls out his cat-o-nine-tails…



(To Michael and K.)

13 dicembre 2007

Daily together


It is time for me to wait Him, my soul is warm with excitement at the thought. Kneeling in submission is the supreme pleasure in my life.

It is cold and i am wrapped up in warm fur shawl. When he arrives, leans over me and opens the front of the stole so he can watch my breasts. My breasts are hung up lovely, moving with each breath i take.

He gets up and goes to stand behind me, slips His hands down my chest and cups my breasts. I smile up at him as he rotates the nipples, hard, too hard, and kisses me on the back of my neck.

I stand, in the middle of the carpet. Than, «take off the shawl», he whispers.

I let it drop and shiver in the cold. I stand straighter and straighter, and he says, «good», slapping my ass hard.

«Michael, Sir», i say softly, «Your touch awaken me».

He plays with my breasts again and orders, with strong faith, «hands at the back of your neck». I do without mind and my breasts stand on.

He sucks on each nipple getting it large, and then tights a nipple clamp on each. I block and don't mind, i have become use to them, and after a moment the pressure feels good.

«Perhaps we need a little weight on them», he asks. His eyes break through my soul and He pulls out two weights hung, swinging them in front of me.

I keep my view straight ahead. He hooks them on the clamps, and they immediately pull my nipples down. I try not to react, but can't feel my breath going out, i feel my body tremble, hard.

Only in serving Him i find my complete freedom.

I look at him in smarting pain but his face suddenly turns very hard and he declares, «down on your knees, whore. You're going to be serving me.»

«Oh, yes, Sir», i smoothly reply, «weights are quite heavy, thank you.»

He smiles at me and i feel His hands caress and stroke the weights. Gingerly, my eyes run down over the chain and pain, i feel he violets me.

The feel of His hands makes my body react strongly, my pussy drenches already begin to just drip wetness. I want more, always want more from Him.

«Now, turn around and bend over the table. Slide up the table, so you barely touch the ground with your toes».

The table is cold, and i press my breasts hard against it.

«Spread your legs», he screws up, «wider», says, and i feel cold lube being rubbed into my ass. The tip of a butt plug plays with my pupil.

«You will keep the butt plug in, until i take it out», he declares and pushes it into me.

I am already ready, and moan as the plug is forced in and widens me.

Than he stops for a moment and admires the view. «You feel hot, slut, let me taste you», he says, than laughs, starting to spank hard my labia.

It stings at first, but gradually turns into a warmth that spreads over my whole lower body.

«Are you aroused yet? » he asks, touching my cunt deeply. Yes, i am, and He is satisfied.

«Now, i want to spread your labia, with clamps», he says, and His thoughts free me.

I admire He is so clinical, and touches me, and teases me and makes me want much more and more these things. I feel like a doll for His delight.

«I've got some straps to go around your thighs», he says as he wraps a bright dark band around the plumpest and most tender part of each thigh.

He cinches them securely. Each has a D-ring which he moves to the inside of my thighs. He feels inner than i can, i know, and he asks, «do they pinch, are they tight?»

«They are tight», i say «and i won't forget that i am wearing them, but they don't pinch too much.»

It thrills me just to say those words, the submissive words of my love slave.

He takes another pair of nipple clamps and attaches one to each D-ring. «Turn around», he says, «sit on the very edge of the table».

My body is His, i replay myself.

I scoot forward till my ass is just at the edge. «Spread your legs apart, wide», he orders. With a feeling of reverence mixed with growing passion i glance Him on: using one hand, he pulls my labia open and pinches. As he tights the clamps i cry out.

I squeeze my eyes shut and reach deep inside. «Sir, just stings», i say. My mind is His, to expand, to explore, to know as only He can. I have no secrets from Him.

Tears of bliss begin to flow, i feel the pleasure and the pain blending inside of me and reach for my reverence, to stroke Him and tell Him that I want Him.

He hits my labia very hard and touches my clit, «you're My little toy», he says, «My slut pet». «You're Mine».

He stands up and kisses the top of my head and i feel in happiness, my cunt drops down.

Michael moves in front of me, then parts His legs.

«Get your head between my thighs, Slave», he orders me, gestures with his fingers for me to walk to him. «Walk and lick», he commands.

I quickly obey, am soon on my knees at His feet. He seems to tower over me, presses my face against His cock, gentle stroking between His thighs, getting an incredibly strong whiff of His passion.

My lips touch the soft mat of pubic curls and the fragrance of His skin increases so strongly that i suddenly twist my tongue all over the warm flesh. I swallow His juice. His cock rises and rises, my throat groans when i feel His strokes filling me.

I let myself go and abandon everything to Him. I am His precious little cum slut.

The more i lick, the hotter He feels and His juice grows up even more, i can hear His beastly moaning above me.

My tongue is like a flicking snake, caressing up and down the cock, stimulating with the hardening pressure.

Then, «now baby, dear», he whispers, «i want you to stand and be right here in front of the door, on your hands and knees with your widened ass up in the air, so ours friends will see you as soon as they enter. Hurry up, now.»

I smile at him and get into position, His words echo in my head, the weights hung on my nipples make me feel even more.

I can feel Him vibrating through me, i find pleasure, joy, and fulfilment from being His submissive princess.





(To Michael)