10 marzo 2006

Sólo tu boca


di Pierre Moliere



Si incontravano dove l’amore si ammala, en el sabor de las lágrimas.

Così stranieri a vederli, da sentirli nemici.

Eppure, erano l’amalgama e la simbiosi.

Erano complici.

Erano el milagro y su dolór, il bisogno a condurli lo stesso.

Tra le strade del sesso.

Tra le luci necrotiche, nei sotterranei di notte.

Nella brutalità manifesta.

Tra i richiami ubriacanti della carne succinta.

Mutante.

Respinta.

Negata dal pudore emostatico dello sguardo del mondo.

Il vero miasma mefitico.

La morchia che esalta el cuerpo desnudo ma l’agonizza infamandolo.

Di brutture che affibbia.

Adulterate ed implacabili al tempo.

Erano corpo di uomo e volto di donna, erano incertezza a sentire l’asfalto, il nylon e la rete in risucchio di pelle.

Di palle.

Di sesso.

Sotto i clacson e la furia dei fari.

Erano passo di donna a sfilare e voce di macho sguainante.

Erano el miedo escénico del fuoco nel buio.

El deseo di tacchi in vernice, acuminati dentro lo sguardo.

Degli altri.

A rottura del ritmo e del giorno.

Del mito che maschera il volto.

Ed era lei il mestiere di lui, lei gli alzava la gonna equivocando la veste, lei ne mostrava il cazzo ed il tenore del bosso, l’appendice devota su cui struccava la faccia.

Lei sempre.

Lui a volte.

Si incontravano con poche parole allo specchio, ed era scambio di ruolo.

Il pesce che emerge a la tierra, la serpe che muta e desgarra.

El cocorito implume che cambia colore.

L’ombra de una criatura absurda y muy deliciosa.

Era il candore e l’umiliazione del maschio, nudo come alla nascita, sculacciato fino al grido del pianto.

Era liberazione e violenza ad orpello, la fuga que siempre pregunta “por favor, déjame libre”.

Niña, a lei cantava la strada, linda, tu boca viene a mí, sólo tu boca.

Tu boca abierta in su silencio.

Così cantava lei, a lui, riscoprendosi como la luna puttana, como las noches de fango y de miel.

Si cambiavano esistenza, y como bestias risvegliavano el fuego delle membra, l’anima spogliava all’istante la sua pena.

Affacciata dentro un finestrino, lui, la niña, en el tiempo de la mano, era boca de amantes.

Lengua tornante.

Scavava buchi nell’anima.

Con furtiva e lucida insistenza.

Con solare concupiscenza.

Lui ghermiva cerniere sui sedili divelti, dal cavallo alle aperte ginocchia, da esperta traviesa, giostrando impazienza.

Era como la muerte, la felicidad, sui materassi acchittati en el barrio.

Lui era assenso voyeur e suzione interiore, lei era gioia a esibire se stessa.

Era el desamor de las noches y de su espina sin lágrimas.

La sangre de amor.





(A Rachel, el deseo que no extingue)

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Nell'anima ci sono sempre due ambiti, due faccie. E' nella natura umana mostrare una sentendo vera l'altra o mostrare entrambe sentendole false assieme. A volte riescono a congiungersi a volte no.

Dove riesci a trovare tutte quelle splendide immagini che posti?

2:22 PM  

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