MIE LE MANI
Mie le mani, preghiere dispiegate,
come ali nane ostacolate al volo,
come di costrizione,
che ora a pietà dimeno tra i sospiri,
tra parole orfane di voce estinta,
come spauriti agnelli in sacrificio.
Così la mente mi lavora al palo,
il tronco del delirio;
così la furia in cenere mi induce,
brandello dell’io debole;
così lo sguardo mi depone arresa,
rosa recisa al suolo
tra i nùgoli adombrati in movimento,
tra i mobili sipari degli applausi,
che indistinti echi in cerimonia innalzano
di fragorosi spacchi a risa e grida,
di mugolii in ondoso divenire,
come le fronde frastornate al vento
che sfregandosi sfidano il silenzio
come segreti amanti
che mòrmorano lai per chi li ascolta,
come un incavallato incitamento.
Mie le mani, spianati paraventi,
come ali libere impedite al volo,
come di smarrimento,
che ora a pietà dibatto tra i fruscii,
tra sibili accecati in nero cuoio,
come felini vigili in agguato.
(A Michael)
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