30 marzo 2006

Nel riconoscimento


di Guy Lemair




dove strappa il fiato

il bisogno d’esserti in ginocchio

e dove la rinuncia è ritrovare

il pungolo che tende

il collo e il nodo delle mani

a compensare le distanze

tra la ragione e il senso

e quand’anche il vuoto fosse in erezione

e s’instradino i doveri,


a capo chino le mie dimostrazioni

sono il riconoscimento

dell’obbiettivo che ci stringe addosso

perché nel solco dei risvolti

ci si divide eppure ci si lega







(A Michael)