04 luglio 2005

MONOLOGO Indeciso


L'immagine è di Michael Schultes.


- OGGI -

Devo decidere, devo decidere, devo decidere.

Invece me ne sto intricata come la mia sedia di vimini, sotto lo sguardo di cera d’una luna tonda, all’angolo, immobile, mentre i miei pensieri fanno la tela, dentro una febbre che sale in fretta quand’anche le ossa ti piovono addosso.

- Non lo posso accettare! –

Potessi io, l’accetterei a colpi d’ascia quello che sento dentro, così da spezzare ogni sillaba, affettare ogni lettera e farne d’anagramma il senso che vorresti. Anche al di là di qualche vocale aperta in grido o di consonanti tra i denti e sulla lingua strette da far del male, che tanto già m’immagino i resti, sparsi nel tormento, di questa storia fatta di radici radicate a fondo, impossibili al taglio senza svellere anche i dipinti in ravvivo dell’anima.

Saranno squarci di niente su tela bianca, quella innata con cui ti facevo dono, saranno schegge folli nel delirio della perdita e virgole impazzite sopra i fogli a dare un nesso al vuoto, dove più neanche il peso, più nemmeno un’inane gravità che dica ancora esisto, sarà capace di lanciare da una qualsivoglia parte una freccia in direzione del domani.

Il domani?

Il donami sarà la tua assenza che m’ingoia.


- IERI -

Devo decidere, devo decidere.

Invece vado a passeggio sul viale dei perché che mi ripeto da giorni ed è tra i voli delle foglie d’autunno che rincontro l’incanto con cui mi dondolavi di sogni in un abbraccio d’occhi, i miei verdi di curiosa malizia, nei tuoi neri di sicura passione da vivere all’ombra, ed è tra i fiammiferi accesi del cielo, tra le stelle a cui cantavamo d’un gemito solo, sui primi prati rasati in ginocchia di struscio o sui muri, sui sedili reclinati in sospiri, o da Madame Flo tra gli anelli del bastone di tende stirate quando sulle rive del Garda il vento increspava le vele col fiato vizioso dei baci, ed è tra le preghiere che t’imploravo nel buio, dentro le bende più bianche a curare le ferite del cuore, quelle che ora io stessa ho tranciato lasciandomi inerme a morire, è proprio dentro le bende, tra le dure catene, tra le corde di quindici metri, è tra i nastri, tra i miei capelli annodati dove volevi, che adesso sussulto ad ogni sventolar di bandiera, ad ogni lenzuolo che stende nell’aria, ad ogni sciarpa o foulard che immagino a stringere, ad avvolgere ancora. Ma i nodi del ricordo ora rimangono in gola.

Rimangono in gola.


- DOMANI -

Devo decidere.

Invece non mi sazio che d’un monologo sola, adesso, e forse per sempre.


Non posso decidere, non posso decidere chi dover amare. Non posso!


(A Michael)